A pochi mesi dalla laurea e dall’ottenimento dell’abilitazione alla professione forense, Ginevra, aveva cominciato a pensare concretamente a un suo inserimento nel mondo del lavoro.
Le alternative erano due: inserirsi nello studio legale del padre e dello zio oppure lavorare per un prestigioso studio legale internazionale.
Si perché, dopo aver fatto uno stage di alcune settimane, Ginevra, aveva anche ricevuto una proposta di lavoro da un prestigioso studio legale con sedi a Milano, Roma, Londra e Bruxelles.
Lo studio vantava oltre 230 professionisti specializzati nei vari ambiti del diritto di impresa (diritto societario, diritto tributario, diritto del lavoro, diritto penale tributario, diritto penale societario, diritto comunitario e antitrust, merger and acquisition, equity & debt, banking & finance).
Ginevra aveva preso in considerazione tutti quei fattori che a suo avviso erano importanti per prendere una decisione e stava valutando vantaggi e svantaggi delle due alternative.
Far parte di un grande studio legale significava poter sviluppare elevate competenze specifiche in diverse aree. Certo, c’era anche il rischio di trovare un ambiente molto competitivo ed ostile. Una situazione non certo facile, ma lei era molto determinata.
Nello studio del padre e dello zio invece si sarebbe potuta occupare di pratiche ordinarie, senza un’effettiva specializzazione, dal momento che i principali clienti del piccolo studio erano piccole imprese e privati cittadini.
E poi, in questo periodo di grave crisi, lo studio del padre e dello zio era costretto a fare i conti con le difficoltà economiche. I clienti dello studio non pagavano con regolarità le parcelle. Le difficoltà ad incassare erano molto evidenti. E anche gli incarichi professionali, a dire il vero, nell’ultimo anno, erano diminuiti parecchio.
Ma Ginevra sapeva anche che, prima o poi, il padre e lo zio (ormai ultrasessantenni) sarebbero andati in pensione. E lei avrebbe preso le redini dello studio legale diventando di fatto la “titolare“, prendendo il posto del padre e dello zio.
Cosa poteva fare Ginevra? Quale studio legale le avrebbe dato più possibilità di carriera e di affermazione professionale? Non era affatto semplice prendere una decisione.
Il problema di Ginevra ci permette di affrontare il tema delle scelte individuali sui percorsi di carriera che una persona vorrebbe intraprendere.
Scelte che, inevitabilmente, hanno delle ripercussioni con gli altri aspetti della vita non lavorativa (la sfera familiare, la sfera emozionale, l’area finanziaria, la vita sociale, etc…).
Penso che tutti prima o poi ci siamo trovati, come Ginevra, davanti a un bivio senza sapere come fare la scelta giusta tra le varie possibili. Il consiglio in questi casi è prendere più informazioni possibili, stabilire con precisione l’obiettivo che vuoi raggiungere e valutare opportunamente rischi e benefici.
1) La maggior parte delle decisioni difficili viene presa più facilmente quando si possiedono più informazioni.
2) Stabilire i propri obiettivi ti permette di fare scelte oculate e scegliere la vita che vuoi vivere veramente.
3) Il modo migliore per prendere una decisione difficile è quello di pesare rischi e benefici. Se i rischi associati ad una determinata scelta sono troppo alti, probabilmente quell’opzione andrà scartata!
So che queste cose, dette così, possono sembrare ovvie! Eppure non sempre è così. Mi capita spesso, nelle sessioni di coaching, di aiutare i miei clienti a scegliere e decidere, facendo acquisire loro una maggiore consapevolezza su “ciò che vogliono” e “perché“.
Devo fare i miei complimenti sia pwr il contenuto dell’articolo che pwr la chiarezza espositiva. Come sempre validissimi consigli.
Grazie! Aiutare le persone è quello che cerchiamo di fare ogni giorno.