Come Diventare Mediatore Familiare

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Come diventare mediatore familiare? Qual è il percorso di studi per diventare mediatore familiare? E qual è il corretto inquadramento fiscale della figura professionale di mediatore familiare?

Chi è il mediatore familiare e cosa fa? Prima di spiegare come diventare mediatore familiare, iniziamo col dire che il mediatore familiare è un professionista esperto nella gestione dei conflitti all’interno della famiglia. Si tratta di un professionista molto qualificato, che ha competenze in ambito giuridico e psicologico.

Il mediatore familiare opera in contesti in cui la comunicazione fra le parti (coniugi) si è interrotta. Il suo ruolo consiste nell’aiutare la coppia a riattivare la comunicazione in maniera efficace e rispettosa, cercando di riequilibrare il rapporto.

Quello che invece non fa è la terapia di coppia e spingere i coniugi a riconciliarsi o a separarsi. Il mediatore familiare non si schiera per l’uno o per l’altro coniuge e non esprime valutazione personali, ma cerca di individuare le migliori soluzioni per una pacifica risoluzione del conflitto.

Come si diventa mediatore familiare

Il percorso formativo per diventare mediatore familiare prevede il conseguimento di una laurea specialistica in una delle seguenti facoltà universitarie: giurisprudenza, sociologia, scienze della formazione, scienze dell’educazione, psicologia.

Alla fine del percorso di studi universitario, è necessario frequentare un corso di formazione in mediazione familiare che comprenda lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche.  Dopo aver raggiunto il tanto ambito traguardo è importante però tenersi aggiornati costantemente partecipando a seminari, convegni, corsi specialistici e master ad hoc.

Nel nostro paese, non esiste un albo nazionale per i mediatori familiari ma sono nate nel tempo diverse associazioni di categorie, che gestiscono degli albi privati e indicano diversi criteri per la formazione professionale del mediatore familiare professionista.

Il mediatore familiare può trovare lavoro in strutture private, in strutture pubblico o in proprio aprendo una partita IVA e lavorando come lavoratore autonomo. Per chi decide di intraprendere quest’ultima strada, dal punto di vista fiscale, il primo atto da compiere è quello di aprire la partita IVA.

Entro 30 giorni dall’inizio dell’attività di mediatore familiare, occorre comunicare all’Agenzia delle Entrate l’inizio dell’attività richiedendo l’apertura della partita IVA. La richiesta per l’apertura della partita IVA può essere fatta direttamente presso la sede dell’Agenzia delle Entrate di competenza in base al proprio domicilio fiscale oppure rivolgendosi ad un commercialista di fiducia che, in qualità di intermediario telematico dell’Agenzia delle Entrate, può effettuare la richiesta.

Dal momento che la mediazione familiare non rientra tra le attività sanitarie, dopo aver aperto la partita IVA occorrerà fatturare le prestazioni professionali con l’IVA in fattura e seguire le norma fiscali e previdenziali previste per i professionisti non iscritti in albi e ordini.

 

  1. Roberto 29 Mar 2019 | reply

    Buongiorno, vorrei delle informazioni sulla professione del mediatore familiare. Ho letto nel suo articolo che tale figura professionale, seppur non riconosciuta giuridicamente ed in un albo professionale, ha come requisito indispensabile la laurea in psicologia, pedagogia e/o diritto penale. Io ho competenze specifiche lavorando nell’ambito delle violenze di genere ed ho una qualifica apicale del ruolo Ispettori della Polizia di Stato. Mi occupo da diversi anni della materia de quo e relaziono nel merito ai Tribunali ordinari e dei Minori, ma non posseggo alcuna laurea. Potrei assolvere a tale figura professionale una volta in quiescienza presso qualche associazione e/o ufficio comunale? Vi ringrazio per l’attenzione

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