Sei un lavoratore dipendente a tempo pieno ma hai anche la partita Iva per fatturare alcune attività professionali?
Stai attento, perché il fisco può accertare i tuoi redditi professionali attraverso gli studi di settore.
E’ quello che è successo ad un geometra lavoratore dipendente a tempo pieno titolare di una partita Iva che usava per fatturare alcune attività secondarie.
Il professionista si è visto accertare dall’Agenzia delle Entrate il proprio reddito attraverso gli studi di settore.
A nulla è valso il ricorso in tribunale presentato dal contribuente.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19710 del 20 agosto 2013, ha ritenuto legittimo l’operato dell’Agenzia delle Entrate. Ragion per cui è soggetto agli studi di settore anche il professionista che svolge l’attività professionale come secondo lavoro, mentre la sua fonte primaria di reddito è il suo primo lavoro.
Il fisco però, in questi casi, deve determinare il reddito professionale in modo equo tenendo conto di tale circostanza e della rilevanza che assumono le due attività del contribuente.
E’ utile ricordare che gli studi di settore sono uno strumento utilizzabile dal fisco per valutare la capacità di produrre ricavi o conseguire compensi dalle singole attività economiche. Essi sono realizzati tramite la raccolta sistematica di dati di carattere fiscale e di dati di carattere strutturale che caratterizzano l’attività ed il contesto economico in cui questa si svolge.
Gli studi di settore consentono quindi di determinare i ricavi o i compensi che con massima probabilità possono essere attribuiti al contribuente, individuandone la capacità potenziale di produrre ricavi o compensi e i fattori interni ed esterni relativi all’attività che potrebbero determinare anche una limitazione della capacità stessa.